Ancora morti bianche

Lo scenario presenta le medesime dinamiche e casualità! Non si può credere al fatto che oggi si continui a morire sui luoghi di lavoro.

Qualcosa non torna. Ma a volte si tratta di morti annunciate da uno scarso livello di sicurezza dei luoghi di lavoro.

Non mancano i casi, sempre più frequenti, di episodi di mortalità determinati da costanti condizioni di stanchezza.

Ciò vale principalmente per i lavoratori addetti a mansioni manuali, non impiegatizie, operatori che spaziano in variegati settori operativi ma sempre più spesso impegnati in attività lavorative che superano le  10 ore al giorno, periodo di tempo in cui diminuisce nel prestatore di lavoro la capacità di mantenere flessibilità sinergica nell’impattare e contrastare i mortali imprevisti casuali.

Tutto ciò continua a ripetersi con cadenze  costanti e scenari standardizzati a più non posso ed  in totale dispregio datoriale delle norme in materia sicurezza sui luoghi di lavoro.

Sempre più frequente l’incidente causato dall’allentamento dello stato di allerta del lavoratore, non più vigile e pienamente efficiente dopo lo stenuante  espletamento di un orario di lavoro suppletivo costante per l’intera frequenza operativa mensile, orario  superiore di molto rispetto al limite  massimo previsto dalla normativa in materia, condizioni nelle quali il lavoratore non resiste alla permanenza dello stato di allerta e di tempismo nel districarsi agevolmente nello svolgimento dei compiti assegnati o nell’attuazione delle mansioni svolte, rimanendo vittima della stanchezza per troppo  tempo accumulata su un fisico che necessita di riposo, di reintegro e rinvigorimento delle energie usurate, spese a totale deprimento e  grave nocumento della stessa incolumità individuale.

Si  assiste ad incidenti sul lavoro provocati da:

  • mancato funzionamento di strumenti aziendali;
  • mancato coordinamento;
  • scarsa formazione,
  •  carente assistenza al  lavoratore nell’utilizzo e celere fruizione ed  accesso agli  strumenti di tutela (estintori, uscite di sicurezza, luoghi angusti e ristretti, assenza di areazione e illuminazione).

Il riflesso mediatico costante che illustra le causalità, che espone le condizioni di rischio e che invita alla cautela ed a prestare  maggiore attenzione al fine di poter salvaguardare lo stato  di sicurezza delle condizioni di lavoro, non si sono rivelati, ad oggi, né  utili né  sufficienti ad evitare il ripetersi degli eventi che sempre con maggiore frequenza  si ripercuotono, disastrosamente, sui lavoratori, vittime del loro stesso lavoro, con una frequenza massima standardizzata.

Solo quest’anno  si sono avuti innumerevoli episodi.

In  un contesto dove il lavoro dovrebbe garantire il rispetto della dignità ma principalmente la tutela della  vita  di chi ne necessita per poter rinvenire gli essenziali  mezzi di sostentamento utili alla sopravvivenza,  ci ritroviamo a dover riflettere sulle morti di innocenti senza scudo, sprovvisti di strumenti di tutela, adeguati a  riportarli alle loro famiglie dopo una faticosa giornata di lavoro.

di Angela Gerarda Fasulo