Il 6 febbraio, Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili, Aidos- Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo ha lanciato un video per spiegare la necessità di un approccio trasformativo di genere per affrontare le MGF (mutilazioni genitali femminili) e la violenza di genere.
Sono circa 200 milioni le ragazze e le donne che hanno subito le MGF, in 31 paesi di esistono dati a disposizione. Eppure, la maggior parte delle ragazze e delle donne, pensa che la pratica vada abbandonata. Se c’è stato un calo generale della prevalenza della pratica negli ultimi tre decenni, non tutti i paesi hanno fatto progressi e il ritmo del declino è stato irregolare. Inoltre, dal 2020, la pandemia di COVID-19 ha colpito negativamente e sproporzionatamente le donne, rischiando di vanificare alcuni dei progressi fatti nel contrasto alle pratiche dannose.
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Cosa fare per porre fine alle Mutilazioni Genitali Femminili? Come realizzare un cambiamento effettivo? Come promuovere l’uguaglianza di genere?
“Lavorare sulle disuguaglianze nei rapporti tra i generi, al fine di trasformare le nostre società e renderle più eque e giuste è fondamentale” ha detto Clara Caldera, coordinatrice dei progetti Aidos sulle pratiche dannose. “Come ogni altra forma di violenza di genere, le MGF sono strettamente legate alle relazioni di potere tra uomini e donne. Per porre fine alla pratica è indispensabile lavorare sulle sue cause profonde e quindi rimettere in discussione i ruoli di genere. Questo vuol dire informare e sensibilizzare le comunità e coinvolgere uomini e ragazzi, al fine di affrontare una mascolinità tossica e quelle norme sociali che perpetuano disuguaglianze e stereotipi di genere, favorendo al contempo l’empowerment di donne e ragazze”, ha concluso Caldera.
Per questo Aidos ha lanciato il suo video sull’approccio trasformativo di genere, per informare ma anche per mettere a disposizione e diffondere uno strumento utile di informazione, formazione e sensibilizzazione per chi lavora sulle MGF, per le donne, le attiviste, le comunità coinvolte e per coloro che lavorano al raggiungimento dell’uguaglianza di genere.
di Eleonora Marino