ABOLIRE I SINDACATI ED INSTAURARE LE CORPORAZIONI ?

Nella attuale grave situazione in cui oggi si trova il nostro paese che, oltre a dover fare i conti con la recessione che ha colpito l’intera Europa, proprio a seguito delle recenti elezioni politiche è costretto ad affrontare il problema della governabilità in quanto nessuna coalizione è nella condizione di assicurarla. In questa atmosfera così incerta non si intravvedono possibili sbocchi dato che il PD, che ha la maggioranza assoluta alla Camera e non quella sufficiente al Senato, rifiuta di accordarsi con il Pdl , ricercando soltant o l’appoggio del M5S, risultato terzo nella competizione elettorale, che però gli nega la fiducia ed anzi da parte del suo leader viene continuamente irriso.
Fatta questa premessa, essendo rappresentanti nel nostro giornale di un sindacato autonomo che sostiene l’assoluta indipendenza dai partiti, in quanto i loro interessi potrebbero essere contrari alle legittime rivendicazioni dei lavoratori come già si è verificato, non possiamo contraddirci con lo schierarci a favore di nessuno di essi, senza con ciò esimerci dall’ entrare in polemica con chi capeggia un movimento politico quale il M5S che, pronto ad assumere incarichi di governo e, quindi, a partecipare responsabilmente alla attività parlamentare , si lascia andare a dichiarazioni come quella di abolire i sindacati, in quanto centri di potere e di consorterie. Ci auguriamo che tale dichiarazione sia volutamente provocatoria ed intesa soltanto ad eliminare degenerazioni che possono esserci, perché se così non fosse sarebbe estremamente antistorica ed ispirata ad ideologie che ci riportano al passato regime anteguerra, allorquando sciolti i sindacati si crearono le corporazioni con l’intento di accumunare all’interno di esse lavoratori e datori di lavoro, demandando la soluzione delle controversie contrattuali agli organi governativi. Se é questo l’obiettivo che si vuole perseguire, abbiamo il fondato timore che una richiesta del genere possa far parte del pacchetto delle modifiche costituzionali che il M5S si accinge a programmare. Per evitare che si possa incorrere in questo pericolo vogliamo fare un breve excursus sul tema del sindacalismo italiano, in modo da ricordare qualora ce ne fosse bisogno che indietro non si torna. Fin dalla nascita del Regno d’Italia, i lavoratori hanno dovuto ricorrere per il riconoscimento dei loro diritti allo sciopero, che ritenuto illegittimo quasi sempre veniva represso dalla polizia, sconfinando in scontri sanguinosi. Solo agli inizi del secolo scorso le organizzazioni si rafforzarono, confluendo in confederazioni raggruppanti le varie categorie produttive di lavoratori. Con l’avvento del fascismo però fu effettuato il loro scioglimento che non fu del tutto pacifico, in quanto a chi si opponeva era riservato se andava bene il licenziamento ed in caso di resistenza il carcere. Bisognava aspettare la fine della guerra perché venissero ricostituite le vecchie sigle sindacali, con l’aggiunta di altre nuove, tra cui la CISAL, che si richiamano come già detto unicamente alla piena autonomia dai partiti. La Costituzione della Repubblica Italiana, approvata subito dopo la sconfitta referendaria della monarchia, ritenne necessario l’inserimento di una norma ( art.39 ) che garantisse la libertà di ognuno di organizzarsi in sindacati. Si è trattato in un primo tempo soltanto della affermazione di un principio che, però successivamente, diede vita all’adozione di atti legislativi, per primo lo Statuto dei Lavoratori, disciplinando l’intera materia della attività sindacale con l’inserimento delle regole cui sottostare. Non vogliamo entrare nei dettagli, ma limitarci soltanto a questi accenni sulla storia delle strenue lotte e dei sacrifici che i lavoratori hanno dovuto sostenere per difendere la propria esistenza, accenni che non hanno la pretesa di una lezione, essendo nozioni così elementari che pure i bambini sanno. Semmai a chi predica l’abolizione dei sindacati anche con il tono scherzoso da cabaret diciamo: basta con queste inutili baggianate !