A Massimo

Raccontare in poche righe la figura di Massimo, la sua vita e  il suo percorso di sindacalista, libero e indipendente, è come ripercorrere mezzo secolo di storia della nostra Organizzazione sindacale. E per me significa anche rievocare un’amicizia lunga  una vita.
Cercherò di farlo con parole semplici e sincere, sperando di riuscire a trasmettere,  soprattutto ai più giovani della Fialp e della Cisal, il senso di quella che è stata la straordinaria esperienza  di vita che ho potuto condividere  assieme a Massimo: il senso di umanità e amicizia, il desiderio di confrontarsi,  il rispetto delle idee e delle opinioni altrui, anche quando non condivise. Valori fondamentali,  che mai dovrebbero venir meno, neanche quando ci si trova su posizioni opposte.
Ci siamo conosciuti nei primissimi anni 70, gli anni di piombo. Periodo nel quale  dominava l’omologazione culturale di sinistra e chi non si conformava era tacciato di essere un fascista o un qualunquista!
Militare in un sindacato autonomo ed indipendente dalle tessere di partito rappresentava una sorta di controrivoluzione culturale, una  precisa scelta di vita che comportava anche il  subire giudizi e contestazioni, spesso violente.
Massimo, come me ed altri della nostra generazione, era convinto che la libertà ed indipendenza rappresentassero il “modo giusto” per poter davvero “fare sindacato”.
E ha cominciato con la “gavetta”: comunicati ciclostilati, centinaia di francobolli incollati alle buste e poi riunioni, di giorno e di notte, discussioni, assemblee, ma soprattutto l’impegno quotidiano con ogni singolo lavoratore, “porta a porta”, per spiegare le nostre idee,  le posizioni del sindacato, il perché della scelta di essere autonomi.
Il tempo scorreva frenetico, denso di momenti di confronto,  di impegno, ma anche di condivisione di vita ed esperienze personali.
Con Massimo ci siamo sempre confrontati e spesse volte scontrati: ma sempre con lealtà ed onestà intellettuale e sempre ed esclusivamente con l’intento di contribuire alla crescita ed al bene della nostra organizzazione;  possedevamo un fortissimo senso di appartenenza alla nostra organizzazione ed anche ai nostri rispettivi enti di provenienza e lo esprimevamo passionalmente!
Massimo era un giovane elegante, bello e capellone. Scanzonato, simpatico ed ironico.
Ha percorso e raggiunto i vari livelli ed incarichi di responsabilità sindacale (nel sindacato aziendale dell’Inail, nella Fialp, nella Cisal) e ricoperto posti istituzionali di prestigio (CIV dell’Inail, Dirigente di varie sedi dell’Inail).
E’ durante questo lungo periodo – una vita! –  costellato da  continui confronti, scontri e riappacificazioni, che i nostri rapporti si sono saldati. Siamo anche riusciti a smussare i nostri angoli “spigolosi”, aprendoci ad un rapporto di amicizia schietta, di stima reciproca, di confidenza, di simpatia.
Con Massimo si poteva parlare di tutto lo scibile! Avevamo in comune la passione per lo sport in generale e per il calcio, in particolare.
Da buoni romani ci sfottevamo per Lazio e Roma! Aveva una capacità particolare nel  trovare le battute più adatte e nel raccontare barzellette o episodi esilaranti.
Quando la malattia lo ha colpito, è riuscito, incredibilmente a mantenere il suo spirito ironico ed autoironico ed anche a sdrammatizzare sulla gravità del suo stato. Ne parlava con grande serenità e coraggio, preoccupato esclusivamente per la sua famiglia, alla quale era legatissimo!
E’ stato il Presidente della Fialp, il nostro Presidente, fino alla sua scomparsa. Non sarà facile colmare il vuoto che ha lasciato. Ha saputo interpretare quel ruolo con equilibrio e lucidità, nella piena consapevolezza del momento difficile che la Federazione ed il mondo sindacale stava  affrontando.
Massimo, nella sua lunga militanza sindacale ha lasciato davvero un segno profondo in tutti noi, un patrimonio di idee ed un esempio di  vocazione, indipendenza di pensiero, libertà. Spetterà a tutti noi ed ai giovani quadri della nostra famiglia sindacale non disperdere questa preziosa eredità morale.
Italo Calvino ha scritto che “la malinconia è la tristezza diventata leggera”.
E’ con profonda malinconia che ti abbraccio, caro Massimo, e ti assicuro che resterai  presente per sempre nei nostri cuori!