SIAMO ALLA FRUTTA!

Siamo alla frutta è un modo di dire per rappresentare una situazione stagnante non più recuperabile perché alla fine. Questo è ciò che sta per avvenire in Italia a causa della animosa litigiosità della nostra classe politica a qualsiasi ideologia essa si ispiri che impedisce il progredire al passo coi tempi di questo paese, immerso nella palude del non fare, compromettendo in tal modo la stabilità economica e la soluzione dei problemi più urgenti in tema di produttività, occupazione e condizioni di vita dei ceti meno abbienti.
Senza volerci avventurare in una polemica che non ci appartiene, non possiamo però per quel senso di responsabilità che abbiamo nei confronti dei lavoratori che ci hanno affidato la delega della difesa dei loro diritti, esprimere il nostro vivo malcontento per quanto si sta verificando nel settore del pubblico impiego che è tra quelli maggiormente penalizzati a causa del blocco fino al 2013 dei rinnovi contrattuali, scaduti nel dicembre 2009. a fronte del notevole aumento del costo della vita. Ciò ha comportato un progressivo impoverimento dei bilanci familiari della categoria ed di converso un inusitato accanimento mediatico nei confronti della stessa con provvedimenti che sembrano ispirarsi alla più irrazionale logica di tipo comportamentale che mette nello stesso calderone innocenti e colpevoli senza alcuna distinzione dei diritti e doveri di ognuno, assecondando la convinzione mai smentita da sinistra a destra dell’arco parlamentare che gli impiegati pubblici sono del tutto improduttivi ed oziosi e, quindi, non degni di alcuna considerazione,
In questo clima di sfida e persecuzione vengono assunti in questo campo, per una prassi consolidata che investe anche i precedenti Governi, provvedimenti restrittivi che non solo limitano il giusto riconoscimento dell’attività degli operatori pubblici, ma addirittura ne condizionano il suo svolgimento a causa di inspiegabili cavilli ed erronee interpretazioni di accordi già convalidati dalle parti contraenti, come si è verificato presso l’Aran in occasione della riunione indetta il 4 febbraio u.s. per far sottoscrivere dai Sindacati del settore una intesa per la regolazione del regime transitorio conseguente al blocco del rinnovo dei contratti di lavoro nel pubblico impiego.
In tale circostanza la CISAL ha rifiutato di firmare per i motivi sotto specificati:
1 – l’accordo del 30 aprile 2009 garantiva al Sindacato un ruolo paritario e non subordinato, che la riforma Brunetta non riconosce:
2 – il D.Lgs 150/09, nell’attuare la legge 15 dello stesso anno, ha introdotto norme che riducono gli spazi della contrattazione sindacale e delle materie contrattabili sia a livello di comparto che di amministrazione, norme che vengono avallate dal documento di intesa di cui è stata richiesta l’accettazione;
3 – le risorse aggiuntive, richiamate dall’intesa come dividendo dell’efficienza e non quantificate, rischiano nella maggioranza dei casi di essere del tutto insufficienti, tali da non potere assicurare le disponibilità accessorie delle contrattazioni negli enti.
Ci chiediamo a questo punto quale è la ragione di questa proposta, se non quella di consentire l’immediata attuazione del decreto sulla riforma Brunetta nonostante l’impedimento dovuto al mancato accordo sui nuovi comparti e al blocco dei rinnovi contrattuali. La CISAL, pertanto, in base queste considerazioni si è opposta, unitamente ad altre sei confederazioni sulle tredici presenti al tavolo della trattativa, a questo ennesimo tentativo di aggravare una situazione già compromessa, nella quale vengono lesi ulteriormente i diritti dei lavoratori pubblici e negate le loro legittime aspettative.