Il tono trionfalistico dei media ha accompagnato l’arrivo in Italia delle prime dosi di vaccino e sembra che questo sia l’inizio di una nuova era che permetterà al popolo di superare l’emergenza ed avviarsi verso un mondo nuovo senza la paura del virus.
Un trionfo naturalmente della “Scienza”, quella degli scienziati che hanno puntato tutto sul confinamento e sulle misure di massima prevenzione in vista del salvifico arrivo del vaccino. Probabilmente è proprio questo il disegno sottostante voluto dai grandi decisori dell’economia occidentale: ridurre i cittadini, nella loro maggioranza, ad una popolazione di assistiti, indebitati, dopo aver prelevato forzatamente le loro risorse, espropriato i loro risparmi e tassato le loro proprietà in modo che tutti risultino più malleabili e ricattabili. I lavori non indispensabili saranno sostituiti: è in arrivo l’intelligenza artificiale, il lavoro telematico, la robotica e la diffusione di nuove tecnologie informatiche che sostituiranno molti dei lavori tradizionali.
A tale riguardo voglio sottoporvi due teorie, quella del c.d. complotto e quello c.d. naturale, cioè scaturito dal caso contagio animale-uomo. A voi la scelta.
1) Il Covid-19, che sta mietendo vittime e contagi in tutto il mondo, non è un virus presente in natura, ma è stato creato da un laboratorio di Wuhan e precisamente nel laboratorio di biosicurezza 4. Alla costruzione di questa “chimera” – come si chiama la creazione di un organismo in laboratorio – hanno contribuito non solo scienziati cinesi, ma anche francesi e statunitensi. Fino a pochi mesi fa questa tesi era definita “complottista” e veniva criticata con disprezzo da chi difendeva “l’innocenza” della Cina; essa era blandita come assurda da diversi studiosi che difendevano “l’innocenza” della scienza. Da oggi, questa tesi viene presentata con ampissima documentazione, date, fatti, nomi da uno scienziato di fama internazionale, il prof. Joseph Tritto, presidente del WABT (World Academy of Biomedical Sciences and Technologies) con sede a Parigi, un’istituzione non governativa fondata nel 1997 sotto l’egida dell’Unesco.
Il prof. Tritto spiega con precisione e fermezza scientifica le origini del virus, partendo dal tentativo cinese di studiare vaccini contro la Sars; inserendo negli organismi genomi tratti dall’Hiv (che li rende più aggressivi); aggiungendo elementi di coronavirus scoperti in pipistrelli “a ferro di cavallo”, con un metodo chiamato “reverse genetics system 2”.
La prima responsabile di questi esperimenti di ingegneria genetica è la prof.ssa Shi Zheng Li, a capo del laboratorio di Wuhan. Ma questo centro ha avuto gli aiuti del governo francese e dell’istituto Pasteur, da cui i cinesi hanno imparato l’uso dei genomi dell’Hiv. Vi è poi l’aiuto di alcuni scienziati americani, fra cui il prof. Ralph S. Baric, dell’Università della Carolina del Nord, e i fondi provenienti dagli aiuti Usa per lo sviluppo (Usaid). Gli scienziati Usa erano interessati agli studi sui coronavirus, che però fino al 2017 erano proibiti nel loro Paese, a causa della loro pericolosità.
Il prof. Tritto ha un curriculum di tutto rispetto: egli è un medico specializzato in urologia, andrologia, microchirurgia dell’infertilità, professore di microtecnologie e nanotecnologia (Regno Unito e India). Visiting Professor e direttore di nano-medicina, presso la Amity University di New Delhi (India). E proprio per questo egli può scavare sul senso di queste ricerche fatte a Wuhan. Secondo il prof. Tritto, tali ricerche sono nate per combattere le malattie, ma a poco a poco si sono trasformate in studi di ingegneria per costruire armi biologiche letali.
Non è un caso che negli ultimi 5 anni, il laboratorio di Wuhan abbia ricevuto per la ricerca virologica i fondi più consistenti di tutta la Cina, diventando un laboratorio di ricerca molto avanzata, che l’Accademia delle Scienze, e lo stesso governo cinese, hanno posto sotto il loro diretto controllo.
Secondo il prof. Tritto, la prof.ssa Shi Zheng-Li “probabilmente non aveva alcun interesse a lavorare per scopi militari, o di altro tipo, a meno che non sia stata obbligata a farlo. Nessuno mette in dubbio la sua buona fede”. Ma è un fatto che dopo l’enorme pubblicità sul laboratorio, causata dalla pandemia, oggi a capo dell’Istituto di virologia di Wuhan è stato nominato il generale maggiore dell’Esercito popolare cinese, Chen Wei, alla quale è stata affiancata un’equipe ove spicca il nome di Zhong Nanshang, famoso pneumologo di lunga esperienza nelle malattie polmonari infettive. Il generale Chen Wei è anche un’esperta di armi biochimiche e di bioterrorismo.
L’Istituto di Virologia di Wuhan è stato dunque praticamente commissariato e messo sotto il controllo delle Forze armate. Della prof.ssa Shi Zheng-Li non si sa nulla: sembra scomparsa.
In questo la Cina è maestra: secondo il prof. Tritto, Pechino non ha messo a disposizione la struttura genetica originaria del coronavirus (virus madre), ma ha diffuso solo dati parziali. E perché? Perché solo con la struttura originale del virus si riesce a produrre un vaccino davvero universale, efficace su ogni punto del globo. Con l’andar del tempo, infatti, i virus mutano e un vaccino prodotto da un virus mutato ha efficacia solo in un certo periodo e in una certa zona.
Insomma: al posto dell’amore per la scienza, vi è solo il gretto commercio.
Ma non bisogna dimenticare – e non lo fa neanche il prof. Tritto – i tanti eroi di questa pandemia. Oltre a dottori e infermieri che hanno dato la vita per curare i pazienti che giungevano a valanghe nei pronto-soccorso, si ricordano i primi medici che hanno denunciato la presenza di un’epidemia a Wuhan, condannati poi al silenzio dalla polizia e minacciati di licenziamento. Parliamo della prof.ssa Ai Fen, la prima a parlare già in novembre di una “strana influenza”, silenziata dalle stesse autorità ospedaliere; del prof. Li Wenliang, oculista, anch’egli silenziato e poi morto di Covid-19, infettato da un suo paziente. Anche della prof.ssa Ai Fen non si sa più nulla e sembra non rintracciabile.
Il libro del prof. Tritto compie anche una disanima sull’Organizzazione mondiale della sanità, divenuta – a detta di molti – “un burattino” nella mani della leadership di Pechino, avendo assecondato i suoi silenzi sull’epidemia.
Il volume non guarda però solo al passato: il prof. Tritto spinge perché a livello mondiale si raggiungano regole per la ricerca sulle chimere, sul funzionamento dei laboratori a sicurezza P4, sui rapporti tra laboratori militari e civili, obbligando la Cina ed altri Paesi a sottoscrivere la Convenzione sulle armi biologiche e tossiniche.
2) Il 17 marzo 2020 un team di ricercatori guidato dall’immunologo Kristian G. Andersen ha comparato il genoma del nuovo coronavirus con quelli dei sette altri coronavirus umani conosciuti: quelli che causano gravi malattie come la SARS e la MERS e altri quattro che, invece, causano quello che chiamiamo raffreddore. Andersen e i colleghi hanno esaminato le caratteristiche genetiche delle proteine presenti sulla sua capsula esterna, che il virus utilizza per attaccarsi e in seguito penetrare nelle cellule ospiti. In particolare, sono state esaminate le sequenze genetiche responsabili di caratteristiche chiave di queste proteine, tra cui una sorta di uncino molecolare – definito porzione Rbd – con cui il virus attacca la cellula. Quando il virus entra in contatto con una cellula umana, la porzione Rbd si lega a una molecola chiamata Ace2. Questo legame è indispensabile per dare inizio all’infezione, cioè per fare in modo che il virus inizi a replicarsi all’interno della cellula ospite. Secondo lo studio, il legame che si crea tra la porzione Rbd e la molecola Ace2 nel caso del SARS-CoV-2 sarebbe talmente perfetto da non poter essere stato prodotto dell’ingegneria genetica, ma dall’evoluzione naturale.
Come prova a sostegno di questa affermazione, gli scienziati hanno esaminato tra gli altri il virus più simile che conosciamo a quello che causa la COVID-19, cioè il SARS-CoV, che ha provocato l’epidemia di Sars quasi venti anni fa. Nonostante le loro similitudini, i due virus presentano delle grosse differenze a livello genetico. Le simulazioni al computer, però, hanno mostrato che nessuna delle mutazioni è correlata al sito di legame con le cellule umane. Il nuovo coronavirus, quindi, ha trovato naturalmente un modo di mutare più efficace – e completamente differente – da qualsiasi mutazione creata in laboratorio. Inoltre, la struttura molecolare del SARS-CoV-2 è diversa da quella degli altri coronavirus umani conosciuti, ma molto simile a quella di alcuni coronavirus riscontrati nei pipistrelli.
“Comparando i dati disponibili sul genoma dei coronavirus conosciuti, possiamo fermamente stabilire che SARS-CoV-2 è stato originato da processi naturali”, ha detto Kristian Andersen.
I ricercatori hanno ipotizzato due possibili scenari per l’origine di questo virus. Il primo è simile a quanto avvenuto per gli altri coronavirus che hanno dato origine a epidemie nelle popolazioni umane. In questo scenario, l’uomo ha contratto il virus direttamente da un animale: probabilmente uno zibetto nel caso della SARS, e un dromedario nel caso della Mers. Nel caso di SARS-CoV-2, i ricercatori suggeriscono che il virus sia partito dai pipistrelli, sia stato poi trasmesso a un ospite intermedio – forse un pangolino – che ha poi portato il virus all’uomo. In questo scenario, le caratteristiche genetiche che hanno reso il virus così altamente patogeno per l’uomo erano già presenti prima del salto di specie.
Nel secondo scenario, la capacità di penetrare nelle cellule umane si sarebbe evoluta solo in un secondo momento, dopo lo spillover, il salto di specie. Alcuni virus che si sono originati dai pangolini, infatti, hanno strutture a uncino simili a quelle riscontrate in SARS-CoV-2: un pangolino, quindi, avrebbe passato il virus a un ospite umano e, una volta attaccatosi alla membrana cellulare, potrebbe aver evoluto le forbici molecolari per entrare nella cellula. A questo punto, secondo i ricercatori, il virus avrebbe acquisito la capacità di passare da un ospite umano all’altro. Tutti questi dettagli potranno aiutare gli scienziati a prevedere il futuro evolversi di questa pandemia. Se si rivelasse reale il primo scenario, la probabilità di epidemie future aumenterebbe, perché il virus potrebbe ancora essere presente nella popolazione animale e potrebbe, in qualsiasi momento, passare di nuovo a un essere umano, dando inizio a una nuova epidemia. L’eventualità che questo accada è però più bassa se il virus ha evoluto le caratteristiche patogene in un secondo momento.
Eppure, in contemporanea alla pubblicazione dell’articolo, ha iniziato a girare sui social, soprattutto in alcuni gruppi WhatsApp, un video trasmesso nel 2015 dal Tg Leonardo, il telegiornale scientifico della testata regionale Rai. Il servizio si riferiva a uno studio pubblicato quell’anno su Nature Medicine relativo a un esperimento su due virus: il primo era quello della SARS, il secondo era un virus simile, chiamato SHC014-CoV, presente in alcuni pipistrelli appartenenti alla specie Rhinolophus ferrumequinum. L’esperimento, come tanti altri che vengono normalmente svolti all’interno di laboratori ad altissimo biocontenimento, serviva a studiare nuovi virus e la loro potenziale pericolosità per l’uomo, per mettere a punto azioni preventive contro eventuali epidemie. Il fatto che nel video si parlasse di coronavirus ha, però, ancora una volta alimentato la teoria del complotto, secondo la quale quel virus ingegnerizzato sarebbe stato proprio l’attuale SARS-CoV-2. Un’eventualità subito smentita sia da Nature Medicine sia da molti scienziati, tra cui Fausto Baldanti, virologo dell’università di Pavia e del Policlinico San Matteo, che ha detto a La Repubblica che “Un virus naturale e uno creato in laboratorio sono perfettamente distinguibili. L’esperimento del 2015 è avvenuto sotto gli occhi di tutti. Il genoma di quel microrganismo è stato pubblicato per intero, e non è lo stesso del coronavirus attuale”. O come la virologa Ilaria Capua, secondo la quale “Il SARS-CoV-2 è un virus che deriva dal serbatoio selvatico. Non sappiamo ancora quante specie animali abbia colpito prima di arrivare all’uomo.
Aldilà delle due tesi è innegabile che il Presidente cinese Xi Jinping mette a segno un’altra vittoria in un 2020 per lui trionfale. Il presidente cinese non paga alcun prezzo per le ultime violazioni dei diritti umani, da Hong Kong a Wuhan, dal Tibet allo Xinjiang.
Sossio Moccia