Il Centro Studi e Ricerche Idos, in collaborazione con l’Istituto di Studi Politici S.Pio V, ha presentatolo lo scorso giugno il XVII Rapporto dell’Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio.
Gli immigrati del Lazio costituiscono il 12,3% di quelli residenti in Italia. Il quadro che ci restituisce l’indagine evidenzia che i migranti, sebbene stabilmente presenti sul territorio, sono invisibili all’anagrafe, esclusi dalla campagna vaccinale e isolati dalla digitalizzazione dei servizi pubblici, ma anche sempre meno occupati e sempre più assenti nelle scuole d’infanzia e primarie. Nel 2020 gli stranieri residenti nel Lazio (635.569) risultano aumentati di appena 6.398 unità in un anno e si concentrano per l’81,2% nella Città metropolitana di Roma. La loro incidenza sulla popolazione locale è maggiore della media nazionale: l’11,1% contro l’8,7%. I bambini stranieri nati durante l’anno della pandemia sono 5.767, pari al 15,2% di tutte le nascite.
Grazie al confronto con i movimenti amministrativi di altri archivi, il nuovo metodo censuario ha fatto emergere dall’invisibilità tanti immigrati, che non erano stati registrati come residenti (spesso in modo illegittimo) o, cosa ancora più grave, erano stati cancellati d’ufficio dalle anagrafi. Sono 11.056 a livello regionale, 13.154 nell’area metropolitana di Roma, 16.412 nella Capitale, 587 nella provincia di Latina. Eppure, dopo un recupero anagrafico così importante, che permetterà ad altrettante persone di accedere a servizi e diritti di base prima negati, nel 2020 sono stati nuovamente cancellati d’ufficio dal Lazio più di 22.000 stranieri.
Il numero dei nuovi permessi di soggiorno rilasciati nell’anno è stato il più basso dell’ultimo decennio (poco più di 100.000 in Italia e 12.061 nel Lazio: – 39,9% e – 42,4% rispetto al 2019), a causa della riduzione dei flussi migratori durante la pandemia e delle forti restrizioni normativa in materia.
Le dinamiche escludenti della burocrazia sono aumentate durante l’emergenza Covid, per la riduzione delle attività in presenza di molti uffici pubblici adibiti a servizi essenziali o al rilascio dei documenti necessari, e per le difficoltà di accesso alle procedure online da parte degli immigrati.
Per la prima volta nel Lazio gli alunni stranieri (80.051 nell’a.s. 2020/2021, il 10% del totale) sono diminuiti, soprattutto nella scuola dell’infanzia (-7,2% contro una media del -5,8% in questo grado) e in quella primaria (-2,0%), frutto di un anno pandemico che ha visto ricorrenti chiusure e quarantene nelle scuole, e i bambini più piccoli tenuti a casa da molte famiglie immigrate, per ragioni economiche, di tutela sanitaria, ma anche per difficoltà di accesso alle procedure online.
Sono stati a lungo esclusi dalla campagna vaccinale molti stranieri che, pur regolari, non avevano il codice fiscale o la tessera sanitaria, carenza in parte supplita grazie ai codici Stp/Eni (per stranieri temporaneamente presenti ed europei non iscritti) rilasciati per vaccinare tanti stranieri regolari ma esclusi dalla piattaforma per le prenotazioni. A fine 2021 i titolari di Stp/Eni nel Lazio sono 34.970, di 156 nazionalità (133 no Ue e 23 Ue), il 5,6% dei residenti stranieri della regione.
La crisi del mercato del lavoro ha avuto ripercussioni negative anche sull’occupazione degli immigrati. A Roma, tra il 2019 e il 2020, la diminuzione degli occupati stranieri ha superato largamente quella degli italiani (- 8,5 % contro – 1,7) e il tasso di occupazione dei primi è sceso di 3,3 punti percentuali a fronte di 1 punto in meno per i secondi. Le lavoratrici stranieri continuano a lavorare quasi esclusivamente nei servizi, dove sono il 62,2% della forza lavoro straniera, in particolare nei servizi di assistenza e alle imprese, tra i più colpiti dalla crisi pandemica. Alla riduzione di occupazione ha corrisposto un notevole aumento del tasso di inattività (+ 5,5 punti percentuali rispetto a +1,1 tra gli italiani). Malgrado ciò il lavoro straniero resta fondamentale in vari comparti e per la tenuta del sistema previdenziale.
Secondo la curatrice Ginevra Demaio, il Rapporto mostra che l’onda lunga del Covid si sta ripercuotendo più pesantemente sulla vita dei cittadini più fragili, in particolare su quelli di origine straniera, già soggetti ad una macchina amministrativa respingente che li esclude da molti diritti.
L’intento dello studio è quello di contribuire affinché le leggi, la digitalizzazione e le procedure amministrative non producano ulteriore marginalizzazione degli immigrati, ma siano da stimolo per politiche e interventi di sostegno.
di Rosaria Russo