Lo spirito Olimpico e i XXIV Giochi olimpici invernali di Pechino 2022

I XXIV Giochi olimpici invernali ( 第二十四届冬季奥林匹克运动会), noti anche come Pechino 2022, si svolgeranno a Pechino, capitale della Cina, dal 4 al 20 febbraio 2022. Nella stessa località si terranno i XIII Giochi paralimpici invernali.

Dopo aver organizzato i Giochi della XXIX Olimpiade, Pechino diventerà la prima città ad aver ospitato sia i Giochi olimpici estivi che quelli invernali. Oltre che a Pechino, le gare sono previste anche nella contea di Yanqing, a circa 90 km dalla città olimpica, e nella città-prefettura di Zhangjiakou, distante circa 220 km. La città sarà, inoltre, la seconda capitale, dopo Oslo nel 1952, ad ospitare le Olimpiadi invernali.

Il programma dei Giochi olimpici invernali di Pechino 2022 prevede l’apertura il 4 febbraio 2022, mentre la chiusura dei Giochi è prevista il 20 febbraio successivo.

Dal punto di vista delle relazioni internazionali le Olimpiadi sono sempre un momento cruciale e in questo momento il significato dello spirito olimpico è fondamentale per la ricomposizione di un’atmosfera di pace e di unità a livello mondiale dopo la pandemia. Lo sport è stato, ed è, uno straordinario strumento con cui promuovere un’inestinguibile concezione di prestigio. Può servire a rafforzare quella reputazione internazionale cui ogni nazione ambisce. Può certificare il pieno raggiungimento di uno status di potenza che ottiene nella grandiosa organizzazione dell’evento sportivo il suo punto culminante.

A proposito delle Olimpiadi, Papa Francesco ha ricordato che nell’antica Grecia, dove nacque l’esperienza delle Olimpiadi, “si prevedeva addirittura la tregua dalle guerre nel tempo delle competizioni. Ogni quattro anni, il mondo ha la possibilità di fermarsi per chiedersi come sta, come stanno gli altri, qual è il termometro di tutto. Non per nulla certe gesta olimpiche sono diventate simbolo di una lotta: pensiamo al razzismo, all’esclusione, alla diversità. Celebrare le Olimpiadi è una delle forme più alte di ecumenismo umano, di condivisione della fatica per un mondo migliore”.

La prima Olimpiade della storia si svolse in Grecia nel 776 a.C. (In Cina primo periodo della Dinastia Zhou orientale ) e da allora si contarono ben 292 edizioni. L’ultima edizione di cui si hanno tracce è nel 393 d. C. L’influenza del cristianesimo che considerava tale evento come una festa pagana e l’influenza dei romani in Grecia indebolirono il ruolo dei giochi olimpici nella società e l’imperatore Teodosio I, assieme al Vescovo di Milano Ambrogio, (Epoca dei  Sedici Regni in Cina) li vietò definitivamente.

Il nome Olimpiade deriva da Olimpia, la città dove si svolgevano i giochi che erano in onore di Zeus, avvenivano ogni quattro anni e il periodo tra le due olimpiadi era detto “Ekecheiria”, che letteralmente vuol dire “le mani ferme” ed indica quindi la tregua generale che veniva bandita in tutta la Grecia.

Sempre Papa Francesco ha sottolineato che “lo sport è uno di quei linguaggi universali che supera le differenze culturali, sociali, religiose e fisiche, e riesce a unire le persone, rendendole partecipi dello stesso gioco e protagoniste insieme di vittorie e sconfitte”. Anche il Comitato Olimpico Internazionale ha aggiunto la parola “insieme” al motto olimpico “più veloce, più alto e più forte”.

Sempre Papa Francesco ha più volte sottolineato il potenziale educativo dello sport per i giovani, l’importanza del “mettersi in gioco” e del fair play, come pure – e lo ha fatto anche nei giorni di ricovero all’Ospedale Policlinico Universitario “Agostino Gemelli” di Roma – il valore della sconfitta, perché la grandezza di una persona la si vede più quando cade che quando trionfa, nello sport come nella vita. Sul tema, il Papa aveva osservato a inizio anno in una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport: “La vittoria contiene un brivido che è persino difficile da descrivere, ma anche la sconfitta ha qualcosa di meraviglioso (…) Da certe sconfitte nascono delle bellissime vittorie, perché individuato lo sbaglio, si accende la sete del riscatto. Mi verrebbe da dire che chi vince non sa cosa si perde”. In un tempo segnato da fratture e polarizzazioni di ogni tipo, per il Papa lo sport può quindi essere, come ricordato agli atleti Special Olympics, “uno di quei linguaggi universali che supera le differenze culturali e sociali, religiose e fisiche, e riesce a unire le persone, rendendole partecipi dello stesso gioco e protagoniste insieme di vittorie e sconfitte”.

Mostrate a quali mete si può arrivare attraverso la fatica dell’allenamento, che comporta un grande impegno e anche delle rinunce. Tutto questo – ha detto il Papa ai nuotatori italiani nel giugno del 2018 – costituisce una lezione di vita soprattutto per i vostri coetanei”.

Lo sport olimpico e lo sport in generale come “lezione di vita”.

Le Olimpiadi invernali di Pechino sono un’ulteriore opportunità, per l’umanità che coltiva la speranza, per promuovere la cooperazione internazionale contro il Covid-19 e per promuovere, tra gli altri importanti colloqui tra nazioni, anche i negoziati sino-vaticani.

La competizione sportiva è ambito prediletto di confronto e sfida tra sistemi e ideologie contrapposti: tra soggetti che ambiscono a rappresentare un modello per il resto del mondo. Nel successo sportivo i diversi modelli di governo contano di trovare conferma della loro rivendicazione di superiorità o universalità. Una simile logica alimentò la feroce competizione sportiva tra Stati Uniti e Unione Sovietica durante gli anni della Guerra Fredda.

I Giochi Invernali di Pechino armonizzeranno sicuramente l’entusiasmo generato dal momento sportivo – rituale che ha acquisito nel tempo una valenza quasi religiosa – e l’interesse commerciale che ha rivelato sempre la capacità di mettere a tacere polemiche e dissensi. Questo non perché il momento olimpico rappresenti una sospensione della politica, come vorrebbe la tradizione di de Coubertin. Si tratta, invece, della prova della intrinseca, ineluttabile politicità dello sport contemporaneo. E che sia “buona politica” per il benessere dell’intera umanità!

Speriamo che oggi le Olimpiadi diventino sempre più un’esaltazione del bene e della bellezza per la cura di un’umanità calpestata dalla malattia e dalle disuguaglianze. Le Olimpiadi di Pechino potrebbero diventare un modello di cooperazione internazionale nella lotta alla pandemia. Che le Olimpiadi invernali di Pechino possano essere questo: una sfida dell’umanità verso la cooperazione e l’amicizia.

di Carlo Marino