La storia della liberazione di Auschwitz

Il 27 gennaio è stato intitolato alla memoria dell’Olocausto, con delibera dell’Assemblea generale dell’ONU del 1^ novembre 2005 (risoluzione n. 60/7), seguita alla sessione speciale dedicata al sessantesimo anniversario dalla liberazione del lager di Auschwitz. La data fu scelta per ricordare il giorno nel quale le truppe dell’Armata rossa (impegnate nell’offensiva sulla Vistola) entrarono nel campo di sterminio, liberando i prigionieri ancora in vita. Per la prima volta il mondo, almeno ufficialmente, scopriva l’orrore dei lager nazisti e le testimonianze e le immagini degli internati furono portate all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale. Per la verità non tutti i sopravvissuti furono ritrovati dai sovietici: buona parte di loro, quelli ritenuti sani ed abili al lavoro, erano stati evacuati nei giorni precedenti, costretti dai nazisti a percorrere a piedi un lungo tragitto verso occidente. Si parlò della marcia della morte in quanto moltissimi di loro morirono per gli stenti o le angherie delle guardie, nel corso di questo tragico trasferimento forzoso. Auschwitz non fu l’unico lager ad essere liberato per effetto dell’avanzamento dei sovietici. Circa sei mesi prima era stato liberato il campo di concentramento di Majdanek, ma fu scelto il giorno della liberazione di Auschwitz in quanto fu quello dove morì il maggior numero di prigionieri (secondo le stime più attendibili circa 900mila esseri umani). Il nostro Paese, allineandosi alla decisione delle Nazioni Unite, ha dedicato la data del 27 gennaio alla commemorazione ufficiale della Shoah, per ricordare le vittime e coloro che furono perseguitati o uccisi per aver salvato (o tentato di farlo) i perseguitati. Durante i lavori parlamentari fu avanzata anche la proposta di un’altra data fortemente simbolica, il 16 ottobre, in ricordo del rastrellamento del ghetto di Roma (16 ottobre 1943), un modo per sottolineare le responsabilità di tanti nostri connazionali per il varo e l’applicazione delle leggi antisemite volute dal fascismo nel 1938. La legge, nel prevedere apposite celebrazioni, incontri e momenti informativi dedicati all’Olocausto, prevede che: “La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.” Inoltre, “In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.” Non mancano celebrazioni o iniziative locali, come quelle previste a Ferrara, Napoli, Roma, Bologna e Milano, città teatro di diversi fatti criminosi. Ricordiamo, infine, che il 10 maggio 2012 il Parlamento europeo ha istituito la giornata europea dei giusti (6 marzo), sulla falsariga dell’analoga iniziativa dello Yad Vashem di Gerusalemme, per ricordare i non ebrei che prestarono aiuto o soccorso ai perseguitati durante l’Olocausto.       

di Paolo Arigotti