Immaginate di dover partire. Salite in macchina e consultate il navigatore satellitare. Irremovibile, vi chiederà di inserire una destinazione. Predisposto per assistervi, indicherà il percorso più agevole e sicuro, segnalando difficoltà e consigliando soste ma la destinazione spetterà a voi deciderla. Allo stesso modo la consulenza filosofica, introdotta in Italia alla fine degli anni ’90 dal filosofo Umberto Galimberti, è una sorta di navigatore esistenziale. Gli strumenti della filosofia applicati alle cose della vita.
Un maitre à penser del calibro di Karl Jaspers una volta ebbe a dire che “La vita è una contraddizione dotata di senso”. Ecco, chi si rivolge al consulente filosofico non è malato, è soltanto alla ricerca di una “visione della vita” da fare propria.
Siamo abituati a ritenere che quando si hanno problemi occorra trovare una soluzione, possibilmente in tempi rapidi perché la vita non attende. “Ogni malessere ha il proprio farmaco” pontificano i sacerdoti della medicalizzazione. Ma non tutto il dolore è patologia.
Ci sono disagi che vanno abitati per comprendere se possano diventare anche opportunità. E se proprio non ci fossero vie d’uscita, tanto vale provare ad arredarli questi disagi. Renderli più vivibili. Come? Gerarchizzando le priorità, mettendo ordine fra i pensieri che affollano la mente. Spesso si dimentica che il nostro modo di pensare determina inesorabilmente le nostre scelte, il nostro agire e persino il nostro modo di emozionarci. Noi siamo anche quel che pensiamo.
Le idee però hanno bisogno periodicamente di manutenzione e occorre occuparsene per non rimanere in panne in questo viaggio che chiamiamo vita.
Alcuni esempi.
Farsi un’idea sbagliata del matrimonio può generare aspettative destinate a naufragare. Nella corsia di un ospedale avere una visione condivisa del “prendersi cura” può fare la differenza. Se un adolescente entrando in un consultorio famigliare (o rivolgendosi allo Sportello di Ascolto a scuola) cercasse qualcuno con cui confrontarsi per una scelta importante da fare, poter incontrare un consulente filosofico, forse, lo metterebbe a suo agio più che interpellare uno psicologo (opzione stigmatizzante quest’ultima che talvolta evoca l’idea di malattia e conseguente guarigione). La “Filosofica in pratica” invece non ha alcuna idea precostituita di normalità da cui partire o di salute cui anelare.
C’è un ulteriore valore aggiunto che connota le pratiche filosofiche: voler sensibilizzare ciascuno a farsi carico delle conseguenze delle proprie azioni. Far crescere il senso civico a tutti i livelli. Risulta dunque cruciale, nel filosofare, il rilievo attribuito alla questione etica e in ultima analisi “politica”: fare di ogni donna e ogni uomo cittadini consapevoli e responsabili.
Una mission ardita che – se assunta dalle istituzioni cittadine e dalle Agenzie Formative – potrebbe contribuire incisivamente a contrastare il degrado morale in cui navighiamo senza meta.
La Filosofia è un Patrimonio dell’Umanità: interpelliamola!
Buona filosofia a tutti
di Stefano Gramazio