Guerra, sanzioni e impatto economico sulle economie europee

Nell’Unione Europea, negli Stati Uniti e in molti altri paesi l’inflazione ha raggiunto il livello più alto degli ultimi decenni esacerbata dal conflitto in Ucraina che ha aggiunto una pressione al rialzo sui prezzi di energia e cibo. L’invasione russa ha intensificato la crescita già quasi da record dei prezzi al consumo, derivante dalla pandemia di coronavirus e dall’interruzione delle catene di approvvigionamento. La recente guerra ha poi drasticamente ridotto la fornitura di energia, grano e altri prodotti da Russia e Ucraina, principali fornitori dei paesi Unione Europea. Le esportazioni da tali paesi belligeranti sono destinate a diminuire ulteriormente se la guerra continuerà a lungo, come alcuni analisti prevedono, e se l’Unione Europea imporrà l’embargo totale per le sue massicce importazioni di gas e petrolio dalla Russia, aggiungendo tale ulteriore mossa di ritorsione alle già severe sanzioni imposte a Mosca.

Alcune banche centrali hanno già segnalato che aumenteranno ulteriormente i tassi di interesse e da tale situazione potrebbe seguire la “stagflazione”, ovvero l’inflazione elevata associata alla stagnazione economica.

Prima dell’invasione, molti esperti si aspettavano che una rapida crescita dei prezzi potesse avere carattere temporaneo, ora invece, ritengono che l’inflazione potrebbe diventare più radicata, comprimendo ulteriormente il reddito reale delle famiglie nei prossimi mesi.

L’inflazione non sarà più di carattere temporaneo, in primo luogo a causa dei prezzi dell’energia, con l’impennata del greggio e del gas saliti a livelli molto alti dall’inizio del conflitto in Ucraina. Con le sanzioni ora imposte alla Federazione Russa, l’Unione Europea si vedrà costretta a ridurre le proprie importazioni di gas e tale situazione dovrà essere affrontata riducendo del tutto la domanda di gas mentre, nel contempo, bisognerà supplire alla mancanza di fonti energetiche attraverso la ricerca di un’offerta da altri paesi.

Comunque, dato che una tale situazione di dipendenza dalla Federazione Russa non potrà cambiare per i prossimi dodici mesi circa, l’UE rimarrà dipendente dalla Federazione Russa (col conseguente effetto di offrire fondi per il finanziamento della guerra) nel qual caso è inevitabile che il gas possa diventare anche uno strumento di ritorsione.

Fino a quando le sanzioni resteranno in vigore, l’Unione Europea sarà vulnerabile e dovrà affrontare una bolletta energetica pesante. Di fronte all’elevata inflazione e all’incertezza che consegue dalla guerra, la Banca Centrale Europea dovrà riconsiderare i suoi piani. I mercati si aspettavano che la BCE annunciasse il termine del suo programma di acquisto di asset (APP) aprendo la strada a rialzi dei tassi di interesse entro la fine dell’anno.

Ma, date le circostanze attuali, sarà necessario guardare anche ai prossimi Consigli dei Ministri dell’Unione. La Banca Centrale Europea sarà costretta ora ad accettare prezzi più alti più a lungo termine, ma dovrà anche chiarire se le sue politiche continueranno ad essere accomodanti per respingere l’incertezza causata dalla guerra. La politica fiscale continuerà ad essere espansiva anche se in modo diverso rispetto alla pandemia perché le due questioni da tenere d’occhio in questo momento saranno le spese militari e il sostegno alle famiglie per contrastare l’elevata bolletta energetica.

Nel 2016, solo tre paesi dell’Unione avevano raggiunto l’obiettivo del 2% del PIL in spese per la difesa della NATO, mentre stime preliminari per il 2021 mostravano già otto paesi dell’UE disposti ad allinearsi a tale livello di spesa. Il governo tedesco ha da poco annunciato che aumenterà la spesa militare a cento miliardi di euro per adempiere a tale obbligo della NATO e ciò va confrontato con l’1,53% speso nel 2021 che equivale a mezzo punto percentuale del PIL tedesco in stimoli fiscali sostenuti nel tempo. Altri paesi seguiranno sicuramente l’esempio della Germania aumentando le proprie spese militari, ma al di là della spesa militare, la politica fiscale dovrà ancora fare i conti con una bolletta energetica molto alta. All’inizio dell’inverno trascorso, tutti i paesi dell’UE hanno fornito in qualche modo assistenza alle famiglie, ma poiché i prezzi dell’energia continuano ad aumentare e pesano nel paniere dell’inflazione, è possibile aspettarsi ulteriori misure di sostegno.

Allora la vera domanda da farsi è cosa succederà alla ripresa economica che era andata delineandosi dopo il Covid. Gli effetti dello stimolo fiscale in atto per far fronte al crollo dovuto alla guerra in Ucraina saranno attenuati da una riduzione degli investimenti e da un’inflazione radicata. Sebbene sia improbabile che la forte ripresa si fermi, la guerra in Ucraina ritarderà sicuramente il ritorno a un convincente percorso di crescita.

di Carlo Marino