Cultura, cinema e teatri: i sindacati intervengono per un piano condiviso per la ripartenza dell’intero settore

I dati degli ingressi nei musei e nei luoghi della cultura, anche in questo ultimo periodo delle riaperture nei giorni feriali nelle Regioni gialle sono impietosi: “in alcuni grandi attrattori la caduta vertiginosa raggiunge il 99 per cento delle visite in meno nello stesso periodo di febbraio dell’anno precedente”, fanno notare associazioni datoriali e sindacati. “Riaprire non vuol dire ripartire. La riapertura dei luoghi della cultura, i musei come i cinema e i teatri – fanno notare – genera costi elevati a fronte di ricavi limitati dalle misure di restrizione e dall’assenza di pubblico. Per questo è necessario un piano condiviso, misure per la sostenibilità e per il sostegno alla domanda”. Nel settore museale – proseguono – si contano molte migliaia di lavoratori in cassa integrazione con il rischio di perdita di lavoro, se il Governo non dovesse definire una proroga tempestiva degli ammortizzatori in deroga e del blocco dei licenziamenti in relazione al settore medesimo. Solo la combinazione di politiche passive ed attive del lavoro, fruibili in modo flessibile, con possibilità di alternare gli ammortizzatori sociali, alla formazione e alla decontribuzione, può riaccendere e salvare un capitale umano e know-how essenziali per il futuro”. Secondo associazioni e sindacati, i ristori legati ai Codici Ateco “hanno creato gravi disuguaglianze. Altrettanto iniqui i ristori destinati ai musei e non anche agli operatori che contribuiscono al loro funzionamento. Gli indennizzi sono urgenti e non più rinviabili”.

di Massimiliano Gonzi