Aristotele e l’etica

L’Etica Nicomachea è il nome di una raccolta di lezioni di Aristotele: l’opera viene considerata il primo trattato sull’etica della storia della filosofia. L’aggettivo “nicomachea” si riferisce, secondo l’opinione più comunemente accolta, a Nicomaco, figlio del pensatore greco, che pare ne divulgò i contenuti dopo la morte del padre.  Venendo ai contenuti, nella visione aristotelica ogni arte, ricerca, azione umana viene compiuta in vista di un fine ultimo e superiore: il bene sommo, identificato con la felicità. Per Aristotele l’obiettivo finale, quello della felicità per l’appunto, può essere raggiunto esclusivamente se l’uomo condurrà la propria esistenza secondo la virtù massima, quella della ragione. Per il pensatore esistono due tipologie di virtù umane, quelle intellettive (dianoetiche), che consistono nell’esercizio della ragione e quelle morali (etiche), che consistono nel dominio della ragione sugli impulsi sensibili. L’etica consiste nella scelta del giusto mezzo tra i due opposti (ad esempio il coraggio, tra la viltà e la temerarietà oppure la magnanimità tra vanità ed umiltà). Tra quelle etiche, per Aristotele la virtù principe è la giustizia: l’uomo virtuoso è quello che rispetta le leggi (e il diritto è la base della giustizia). La giustizia a sua volta può essere distributiva, se i beni vengono attribuiti sulla base del merito o commutativa se si fonda sui contratti volontari (per esempio una vendita) o involontari (per esempio il furto). Le virtù dianoetiche sono quelle che appartengono alla ragione propriamente detta e sono cinque: l’arte (capacità di produrre un oggetto), la saggezza (capacità di agire nel giusto), l’intelligenza (capacità di cogliere i principi fondamentali), la scienza (capacità dimostrativa) e la sapienza (il sapiente è colui che ha nello stesso tempo scienza e intelligenza), in assoluto la più importante di tutte. Per Aristotele solo il sapiente è il vero uomo felice. Sempre al pensiero aristotelico dobbiamo oltre al principio che “il giusto sta nel mezzo”, un’altra massima di saggezza: la ricchezza non fa la felicità. Premesso che per lui la felicità deriva dalla virtù, i beni materiali possono essere uno strumento, ma non il fine ultimo della vita umana che tenda alla felicità.

di Paolo Arigotti