VOGLIAMOCI BENE

Questo sarebbe lo slogan più appropriato per  definire la situazione che si è delineata in Italia in questi ultimi mesi dopo l’avvenuto insediamento del governo dalle larghe intese, patrocinato dal capo dello Stato. Ma,  nonostante le affermazioni di lealtà operativa espresse dai due maggiori partiti che compongono l’attuale coalizione, non sono scomparse del tutto le rivalità che hanno sempre caratterizzato i loro rapporti, per cui il termine “vogliamoci bene” ci sembra improprio per questa strana alleanza tra due soggetti che sono stati sempre politicamente avversari. Questa è la principale ragione per cui la tenuta della suddetta compagine è appesa ad un filo: da un lato il Presidente del Consiglio Letta non si sente a ragione di potere assicurare la durata di questo esecutivo, mentre  dall’altra  parte il leader del PDL potrebbe decretarne  la caduta per  condanne definitive a suo carico, che contengano nel loro dispositivo la ineleggibilità a ricoprire cariche pubbliche, oppure nel caso che tale divieto previsto per chi detiene concessioni televisive da una legge del 1957 finora ignorata venisse richiesto ed approvato in sede parlamentare, come si minaccia recentemente. Quindi tutto lascia prevedere che si potrebbe arrivare presto a nuove elezioni nel caso che saltasse  l’accordo, eventualità  che parecchi si augurano che non avvenga perché si corre il rischio di andare a votare con la vecchia legge elettorale da tutti aborrita e con l’impossibilità  di risolvere i gravi problemi che attualmente assillano il paese. Purtroppo tale ipotesi non è da scartare a causa della natura variegata del PD, nato dalla confluenza di diversi partiti che ancora stentano a trovare un comune denominatore, per cui alle volte lo stesso non riesce ad avere una unità d’intenti e manifesta diversità di pareri dinanzi alle scelte da fare. Infatti spesso assistiamo a sortite inopportune di alcuni suoi qualificati esponenti che mettono a dura prova i rapporti con gli alleati, che dal canto loro però reagiscono con  intempestive polemiche offrendo l’occasione per essere attaccati. Nel frattempo il governo faticosamente cerca di affrontare le emergenze che potrebbero condurre se non risolte la nostra nazione ad un fallimento totale. Basti pensare alle famiglie a basso reddito, all’aumento  della povertà che in alcuni casi conduce alla disperazione fino ad indurre la gente a suicidarsi. Occorre, quindi, trovare al più presto i rimedi per diminuire la pressione fiscale, assicurare l’erogazione delle indennità ai cassaintegrati che rischiano di non percepirle essendosi l’apposito fondo completamente esaurito, arginare  la disoccupazione che ha raggiunto il limite massimo di circa nove milioni di unità, risolvere la questione relativa agli esodati e ai precari, incentivare il lavoro con idonei sostegni intesi a ridurre i contributi che per la loro onerosità aumentano sensibilmente i costi della mano d’opera. A tale proposito va  considerato che i lavoratori italiani sono nell’ambito della comunità europea  i meno pagati e i più tassati. Infine dare una conferma positiva sulla abolizione dell’IMU per la prima casa per la quale soltanto al momento è stato sospeso il pagamento di giugno in attesa di prendere una decisione definitiva dopo l’estate, impedire che avvenga ciò che è stato preannunciato circa l’aumento dell’IVA e chiarire l’impatto con la nuova tassa Tares di cui non si conosce ancora la entità in quanto deve essere determinata liberamente  dai singoli comuni. Se poi ci vogliamo riferire al settore pubblico dobbiamo rilevare che i contratti per i dipendenti sono stati bloccati dal 2010 fino al 2014 per cui il mancato adeguamento delle loro retribuzioni al costo della vita  per un periodo così lungo si è rivelato estremamente penalizzante e non  più sopportabile. Comunque questo governo, pur nella incertezza della sua durata e i frequenti dissidi sulle misure da adottare specie per quanto riguarda la modifica della legge elettorale, manifesta sia pure a parole la volontà di pervenire a risultati concreti con proposte condivise sui principali obiettivi indicati nella dichiarazione fatta all’inizio del mandato. Se quanto programmato venisse effettivamente realizzato ci potremmo congratulare con Letta e i componenti del suo esecutivo  per i risultati ottenuti, ma nutriamo dubbi sulla possibilità che ciò avvenga   a causa dell’evidente difficoltà di racimolare le risorse occorrenti per portare a termine le operazioni di salvataggio dato che oggi, con le casse vuote dello Stato e con un debito pubblico sempre più crescente, non è facile reperire alcuna somma. Inoltre tale esecutivo è costretto a superare al suo interno  le frequenti deviazioni da parte dei suoi stessi sostenitori e a combattere all’esterno  contro l’opposizione accanita di quei partiti e movimenti che cercano qualsiasi appiglio per farlo cadere. Concludendo questo nostro breve commento diciamo che se gli elementi negativi che alimentano i nostri timori venissero smentiti,  non rimarremmo certamente delusi ed anzi ci sembrerebbe più che calzante la frase di  “ vogliamoci bene”, sopra richiamata.