VIA I VINCOLI ALLA CONTRATTAZIONE

Continuano le esternazioni del ministro della P.A. sui lavoratori pubblici nonostante, verrebbe da dire, oggi si conosca la cifra che il governo ipotizza per il rinnovo dei loro contratti. Questo dato costituisce un ostacolo insormontabile per qualunque O.S. voglia acconsentire ad un Accordo sulla costituzione dei Comparti, propedeutico al rinnovo di contratti per pochi euro, dopo anni di blocco ed una consistente perdita del potere di acquisto delle retribuzioni, oggi, e delle pensioni in futuro.
A ciò si aggiungerebbe l’entrata in vigore di alcune norme della legge “Brunetta”, come quella famigerata della ripartizione della retribuzione accessoria (la produttività) con le percentuali (25%50%25%) e nei contingenti predeterminati “a prescindere”, richiamando il grande Totò come ha amato fare di recente il Presidente del Consiglio.
Ciò comporterebbe un ingente danno per i Lavoratori ed il paradosso di veder riassorbiti i benefici contrattuali o addirittura, nella grande maggioranza dei casi, di procurare una pesante perdita sulla retribuzione complessiva, con riflessi sul futuro trattamento pensionistico.
Stesse considerazioni, se non interverranno accorgimenti, per i Lavoratori che beneficiano del famoso bonus degli 80 €, che diverrebbe a rischio per il superamento dei “tetti”.
Vogliamo puntualizzare un altro aspetto: con la sentenza la Corte Costituzionale ha stabilito la incostituzionalità del blocco dei contratti, non altro.
Sono infatti errati i tentativi di assimilare questa decisione a quella presa sulla indicizzazione delle pensioni, con lo scopo di poter rivendicare, sin da ora, un diritto ad un adeguamento automatico delle retribuzioni.
Il pubblico dipendente è un Lavoratore, in generale non ci sono automatismi negli incrementi retributivi – lo ricordiamo anche alla ministra – che non siano quelli riferiti alla vacanza contrattuale, peraltro messa in discussione.
La sentenza ha semplicemente tolto un alibi al Governo (quello di dire “ma il blocco lo hanno disposto altri governi..”) ristabilendo il diritto alla contrattazione !!
È questa, infatti, che definisce gli importi e l’incremento della massa stipendiale.
Ricordiamo.
La contrattazione si svolgeva secondo uno schema ben preciso: il Governo in fase di definizione del DPEF determinava il tasso d’inflazione programmata, poi, sulla scorta anche di questo dato, il budget necessario ai rinnovi scaturiva dal confronto con le OO.SS. (Accordo luglio 1993).
Il Governo, quindi, diversamente da quanto vanno dicendo parti datoriali e giornalai vari, teneva sotto stretto controllo le dinamiche retributive nel P.I., legandole al tasso di inflazione programmato.
Il recupero degli scostamenti tra tasso programmato e tasso reale d’inflazione, non è mai stato facile !!
Quando poi, nel 2009, si raggiunse l’intesa sul nuovo modello contrattuale introducendo l’indice IPCA anche per il pubblico impiego, in singolare coincidenza scattò il blocco dei contratti. Prorogato dai governi che si sono succeduti, sino alla sentenza della Corte Costituzionale.
L’accordo (sperimentale) sul nuovo modello contrattuale aveva una scadenza: 31.12. 2013.
Riepilogando: i vari Esecutivi, volontariamente, hanno deciso di superare l’Accordo del 1993, di introdurre un nuovo modello sperimentale (da tasso d’inflazione programmata a IPCA) fino al 2013 e, contestualmente, di bloccare il rinnovo dei contratti dei Lavoratori pubblici.
Oggi, a nostro avviso, considerata la scadenza e l’inosservanza degli accordi, i citati indici di riferimento (tasso programmato, IPCA) sono del tutto irrilevanti.
Su ciò dovrebbero convenire le OO.SS., salvo che non si voglia procedere alla stipula di un accordo per l’ennesimo nuovo (sic!) modello contrattuale.
La sentenza della Corte Costituzionale, di fatto, si inserisce in un contesto dove la contrattazione non ha parametri di riferimento.
Il confronto è tra datore di lavoro pubblico e organizzazioni sindacali.
In questa logica è indecifrabile la previsione di spesa esposta dal governo nella legge di stabilità.
Può sembrare paradossale: passando dai contratti rinnovati e recepiti con D.P.R. alla fittizia, e da noi aspramente criticata, privatizzazione del rapporto di lavoro – servita ad altro ed altri, né ai Lavoratori pubblici, men che mai all’utenza – per la prima volta, anche se si stenta a crederlo, ci troviamo in una condizione dove i lavoratori sanno che i loro incrementi contrattuali non sono più determinati e determinabili su parametri concordati, ma devono derivare dal confronto tra le parti.
Appare dunque chiaro che tutto il movimento sindacale del pubblico impiego è chiamato all’assunzione di iniziative non più soggette al ricatto dei voti di fiducia in Parlamento.
Se non si ha piena consapevolezza di ciò, se non si sviluppa un’azione unitaria delle OO.SS. del Pubblico Impiego, se non ci si predispone in termini concreti a sviluppare azioni di lotta per ottenere quanto spetta, sarà ben difficile che il governo possa spontaneamente tirar fuori le risorse necessarie, come le recenti dichiarazioni fanno comprendere chiaramente.
La FIALP CISAL ha lavorato per ottenere un pronunciamento che ha finalmente tolto l’alibi, ora bisogna andare avanti!
E’ stato calcolato che i pubblici dipendenti, a seguito dei blocchi contrattuali, hanno perso in media 4.800 euro di retribuzione, una perdita notevole, amplificata dalle conseguenze che si pagheranno per tutta la vita sulle pensioni.
Il numero di lavoratori è fortemente diminuito, l’età media aumentata ed il blocco del turn over ancora reiterato da questo governo, incapace, nonostante i suggerimenti e la concreta possibilità, di avviare un processo di ricambio con prepensionamenti e nuove assunzioni realizzando comunque un risparmio.
L’idea che ha il governo, invece, è che nulla sia cambiato.
E così lascia intonse le norme Brunetta e “mette in bilancio” pochi spiccioli, ponendo i primi, forti ostacoli all’Accordo sui comparti di contrattazione, con lo scopo di bloccare l’intero processo negoziale scaricando su altri le responsabilità.
Ciò, a nostro parere, deve essere contrastato in modo deciso e definitivo.
Diversamente gli esiti negativi saranno irreversibili.
Proseguiremo con le nostre azioni di contrasto, ma auspichiamo lo sviluppo di iniziative unitarie di tutte le Organizzazioni Sindacali dei Lavoratori pubblici.
F.to Michele Di Lullo – Segretario Generale Vicario