SULL’ORLO DEL BARATRO

Ogni giorno è come sfogliare i petali della margherita, cade o non cade. L’interrogativo ovviamente è riferito al Governo Letta che si regge, con tutti i rischi che ne derivano, soltanto sulla base della condivisione o meno degli obiettivi che si vogliono raggiungere da parte delle forze che lo compongono. Soprattutto i rapporti tra PD e PDL, che sono i maggiori sostenitori di questa coalizione, sono alquanto precari tanto da non potere assicurare la sua sopravvivenza , anche perché all’interno dei suddetti partiti vi sono alcuni esponenti che fin dall’inizio si sono dichiarati apertamente contrari a questo accordo, affermando che non vi è alcuna possibilità di collaborazione essendo tali soggetti alternativi e da sempre avversari. Comunque l’operazione di questo compromesso, patrocinata dal capo dello Stato, a giudizio della maggioranza è stata l’unica possibile che potesse essere adottata, imposta dalla ingovernabilità del paese per la grave crisi economica e per l’esito negativo delle recenti elezioni politiche.
In questo momento pare che non vi sia alcuna incrinatura all’interno della compagine governativa che anzi manifesta una ferma volontà di portare a termine il programma prefissato. Messa da parte la questione IMU con la sola sospensione della rata di giugno, si pensa di risolvere gli altri problemi che attengono principalmente al lavoro, alla disoccupazione giovanile con opportuni incentivi che riducono gli oneri fiscali delle imprese, all’aumento dell’IVA, al pagamento dei debiti delle amministrazioni pubbliche e a tutte quelle questioni che nel passato sono rimaste sospese a causa della mancanza di risorse, con un debito pubblico astronomico in continuo aumento. A ciò aggiungansi la modifica della legge elettorale contestata da tutte le parti in quanto giudicata antidemocratica e le riforme costituzionali relative alla riduzione del numero dei parlamentari, alla eliminazione di una delle due Camere e ad una nuova forma istituzionale della Repubblica che preveda l’elezione diretta del Capo dello Stato.
Comunque, nonostante la volontà espressa dal Governo di realizzare il massimo di quanto annunciato entro i diciotto mesi dal suo insediamento, non c’è ancora la certezza di farcela per gli ostacoli al momento considerati insormontabili per le passività esistenti in tema di finanziamenti. Inoltre, sussiste nell’ambiente la preoccupazione che possa verificarsi una prematura caduta dell’esecutivo nel caso che il principale alleato, il PDL decida di rompere il patto di collaborazione qualora Berlusconi, alle prese con i suoi coinvolgimenti nelle cause penali in corso di definizione, venisse condannato e, quindi, sospeso da qualsiasi carica pubblica, anche se quest’ultimo asserisce che le sue vicende giudiziarie sono da considerarsi del tutto personali e, quindi, ininfluenti sul piano politico. Tale assicurazione, però, non ci lascia del tutto tranquilli, in quanto non è prevedibile ciò che potrebbe accadere se a Berlusconi venisse impedito di svolgere le sua attività parlamentare. Ci troveremmo di sicuro sull’orlo del baratro!