(SENZA TITOLO)

Si, senza titolo, perché non trovo le parole adatte per condensare il pensiero rivolto alle situazioni che stanno agitando le coscienze di tantissimi cittadini, lavoratori e pensionati del nostro Paese.
E’ proprio vero: il peggio non è mai morto! Il Governo Monti continua a massacrare i pubblici dipendenti.
Il disegno di legge di stabilità, approvato dal Consiglio dei Ministri contiene, infatti, ulteriori vergognose restrizioni nei confronti del pubblico impiego: oltre al taglio degli organici e dei buoni pasto, al blocco del turn over e dei rinnovi contrattuali già disposti a partire del 2011, al ridimensionamento dei fondi per gli incentivi della produttività, si prevede l’ulteriore blocco fino al 2015 (con la cancellazione persino della indennità di vacanza contrattuale fino a tutto il 2014) e il dimezzamento della retribuzione nei giorni di permesso per l’assistenza a parenti disabili che non siano coniugi o figli, come invece è attualmente previsto dalla legge n.104/1992.
Viene poi inferto un colpo mortale al salario accessorio dei dipendenti degli Enti previdenziali ed assistenziali mediante la drastica riduzione, se non la completa cancellazione, degli incentivi legati alla realizzazione di progetti speciali per obiettivi finalizzati a migliorare ulteriormente l’efficacia e l’efficienza dei servizi, così come previsto dalla legge n.88/1989.
Insomma, alla fine del 2014, tra il mancato rinnovo dei contratti, il blocco della vacanza contrattuale e la riduzione o l’annullamento degli incentivi di produttività, le retribuzioni subiranno una significativa decurtazione.
Un taglio assolutamente insopportabile che rappresenta un ulteriore ingiustificato accanimento nei confronti dei dipendenti pubblici che, come cittadini, saranno anche sottoposti agli aggravi delle imposte indirette derivanti dagli aumenti delle aliquote IVA, certamente non compensati con le miserrime riduzioni delle due prime aliquote IRPEF.
Forse ha ragione chi sostiene che è giunto il momento di chiudere l’esperienza del Governo dei tecnici e dell’immediata attivazione del processo democratico per la scelta di una “nuova” (!!!) classe dirigente.
Mi hanno colpito le parole e lo sfogo di un collega, che voglio ringraziare, e che riporto di seguito: “.. se a ciò aggiungiamo il biasimevole taglieggio alla retribuzione connessa ai permessi della legge 104 e del silente, quanto subdolo effetto delle franchigie sulle deduzioni, la domanda sorge spontanea: cosa ci resta? Non molto, purtroppo, ci resta la dignità, la nostra dignità, di persone, di lavoratori, che quotidianamente sono al servizio della società, di quella società così duramente pervasa da un sentimento di rabbia, di frustrazione che ha superato i limiti di sopportazione e di sopravvivenza economica e civile. Occorre reagire, fare qualcosa, non si può accettare supinamente tutto ciò che viene ingiustamente proposto, come se fossimo il capro espiatorio di tutti i mali. Il risanamento delle finanze pubbliche deve essere perseguito altrove, ricercato nelle voragini della politica, nei meandri del palazzo, nel lardo del malaffare …
All’indignazione, anzi, a questo punto, all’incazzatura (come ha scritto l’amico Davide Velardi nel recente comunicato della FIALP), si associa anche la preoccupazione della tenuta del sistema welfare e dell’essenziale erogazione dei servizi ai cittadini se si continuano a cancellare le strutture e a taglieggiare le risorse e i trattamenti giuridici ed economici degli operatori pubblici. Di tanto, evidentemente, non si preoccupano Mr. Monti ed i suoi Ministri, e nemmeno alcuni di essi che in qualche occasione sembrano versare lacrime di…coccodrillo !
Ad aggravare la situazione, purtroppo, dobbiamo registrare una divisione nel panorama sindacale tra chi tira e chi molla e questo, certamente, non aiuta, anzi indebolisce la forza e la spinta propulsiva che si potrebbe esercitare se tutti assieme si potesse agire e reagire per rivendicare maggiore equità nella distribuzione dei sacrifici ma anche il massimo rigore per il rispetto delle regole (a partire dalla classe politica!).
La FIALP, come ha ribadito il Segretario Generale Velardi, continuerà, ovviamente, ad attivarsi non solo per la salvaguardia dei diritti e la difesa del trattamento giuridico ed economico dei pubblici dipendenti, ove occorra anche in sede giudiziale (vedi il ricorso “Un euro per la giustizia” già avviato su tutto il territorio nazionale), ma anche per il mantenimento dei livelli qualitativi e quantitativi dei servizi che eroghiamo agli utenti, continuando a richiamare i vertici degli Enti ad avere coraggio e ad assumersi la responsabilità di rivendicare le peculiari funzioni che tali Enti svolgono.
Intanto la FIALP ha proclamato lo stato di agitazione, riservandosi di attivare ogni utile iniziativa tesa a rovesciare la “filosofia da bancomat” ormai ricorrentemente applicata da questo Governo tecnico nei confronti del pubblico impiego, e non mancherà di riferirsi ai Gruppi parlamentari per rappresentare le proprie ragioni e richiedere sostanziose e sostanziali modifiche al testo del DDL in sede di conversione in legge.