LOTTA SENZA QUARTIERE ALL’EVASIONE: MA I RICAVATI A CHI PAGA LE TASSE !

Se è vero, come è vero, che l’evasore “mette le mani nelle tasche del cittadino contribuente onesto” – come ha ricordato lo stesso Presidente Monti – le somme ricavate dall’evasione da parte dello Stato dovrebbero essere destinate secondo giustizia a chi le tasse le ha pagate da sempre: lavoratori dipendenti e pensionati in primis!

Ed invece, nella stragrande maggioranza dei casi, se non sempre, lo Stato trattiene per sè il ricavato dall’evasione e,quel che è peggio, lo riversa nel mare magnum di una spesa pubblica sempre più inefficiente.

Non è giusto, ma purtroppo è così. E dubito si possa cambiare senza una radicale riforma dell’intero sistema fiscale che metta al centro il cittadino/contribuente ed affidi a lui la primaria funzione di controllo.

La proposta della CISAL va in questa direzione,ma continua ad essere ignorata!

Partendo dal più volte invocato “conflitto di interessi” (non ti consento di evadere perché non mi conviene!), la Cisal ne prevede l’introduzione nel nostro sistema fiscale traducendone la “filosofia” sottostante in una sorta di PATTO DI COLLABORAZIONE STATO/CITTADINO che suoni pressappoco così: io Stato mi fido di te cittadino e ti premio consentendoti di dedurre,ai fini dell’imposta finale dovuta, una parte significativa delle spese sostenute e già gravate dalle imposte indirette pagate al momento dell’ acquisto di beni o servizi e quindi tassandoti solo per la parte residua del reddito.

A tal fine il cittadino viene dotato di una vera e propria “carta del consumatore”, una sorta di “badge con chip” che il fornitore di beni o servizi (negoziante, artigiano, professionista) è obbligato a “passare” in apposito “pos” ed a trasmetterne al fisco le relative registrazioni di spesa.

Un po’ come avviene già (ma solo in parte e in termini di detrazioni invece che di deduzioni) con la tessera sanitaria, peraltro senza la necessità di conservare scontrini o fatture, in quanto la spesa verrebbe immediatamente ed automaticamente annotata sulla carta del consumatore.

Con la differenza cioè che, a fine anno, ciascun contribuente – non più costretto o indotto a “barattare” la propria onestà con un illecito guadagno e con l’altrettanta illecita evasione a beneficio del fornitore – riceverà il “premio” (deduzione delle spese dall’imponibile e tassazione del solo reddito residuo) quale riconoscimento del maggior gettito fiscale che ha certamente contribuito a far realizzare.

In questo modo la funzione di controllo del cittadino/contribuente non solo si concretizzerebbe al momento dell’acquisto di beni o servizi, impedendo – perché non più conveniente – ogni forma di evasione, ma garantirebbe anche il “ritorno” del maggior gettito fiscale direttamente al contribuente in termini di premio.

Un meccanismo, peraltro, che una volta introdotto, diffuso e consolidato nell’ambito dell’auspicata riforma radicale del sistema, oltre ad eliminare l’attuale doppia tassazione, superando il complesso dedalo delle detrazioni/deduzioni, consentirebbe anche e finalmente una generale diminuzione della pressione fiscale.