Lo spoil system non si addice alla Pubblica amministrazione italiana

In una recente pubblicazione dal titolo intrigante “Chi é Stato?” sono state raccolte le riflessioni di un grand commis – come si diceva una volta – del nostro Paese, il quale forte della lunga esperienza maturata nell’alta politica italiana, demolisce alla radice lo spoil system, introdotto dalla legge 15 luglio 2002 n. 145 per l’asserita necessità di garantire al potere politico governativo uno stretto legame di fiducia con la dirigenza pubblica di vertice.

Sarebbe auspicabile che gli eletti dal popolo alle cariche e funzioni pubbliche o in rappresentanza d’interessi collettivi nel mondo del lavoro meditassero sul quadro che emerge dal degrado in cui il sistema delle spoglie ha cacciato la nostra Amministrazione pubblica, sistema accusato questa volta non da inchieste giornalistiche o iniziative giudiziarie, ma dalle “confessioni” di chi in materia di scelte gestionali della cosa pubblica, ha avuto modo di conoscere, analizzare e valutare la situazione dal punto di vista forse più qualificato possibile: il Segretariato della Presidenza della Repubblica.

La conclusione é tranciante: la realizzazione di un principio, mutuato da Stati di tradizione anglosassone, più in particolare dagli Stati Uniti, ha soggiogato nel nostro Paese l’intera organizzazione burocratica alla ingerenza dei partiti, tradendo le intenzioni del legislatore.

La versione all’italiana dello spoil system è totalizzante: il criterio della fedeltà politica prevale su quello della fiducia tecnica, dalla selezione, valutazione, revoca e sostituzione del dirigente generale ministeriale fino al dirigente dell’Ufficio provinciale del Lavoro, dal Capo della segreteria del Presidente regionale al contabile della più piccola ASL o USL.

L’estensione del sistema dal governo centrale alle strutture decentrate ha prodotto addirittura la caduta di un Governo per lo scivolone giudiziario-familiare di un Ministro!

In Italia é comportamento conforme alle nostre origini l’implicazione della famiglia nelle vicende degli uomini politici al potere ed accade che mogli (ed amanti) figli, nipoti, collaterali ed affini vengano spesso coinvolti – diciamo così – nella vita pubblica del “pater” che da capo famiglia é promosso via, via capo del clan, capo bastone e poi della lobby, del partito magari creato ad hoc, con buona pace dei conflitti d’interesse, che noi italiani non riusciamo ad intravedere in nessuna possibile convergenza o interferenza di utilità o convenienze.

Promettiamo ai lettori che torneremo sulla materia, oggetto di una giurisprudenza sempre più critica del meccanismo; ci basti qui ricordare che dalle colonne di questo giornale, in convegni e documenti ufficiali della FIALP sulla riforma della Pubblica Amministrazione e in controtendenza alla disinvolta accettazione e comoda partecipazione alla “divisione delle spoglie” anche di Organizzazioni sindacali “concertative” il Sindacalismo autonomo é andato ancora più in là della condanna dello spoil system, ne ha cercato le cause dissimulate dal tornaconto di parte e l’ha attestata con la forza delle argomentazioni.

Esso ha dichiarato l’assoluta incompatibilità tra il principio di separazione della politica dall’amministrazione e il principio dello spoil system, incompatibilità che genera confusione di ruoli, invadenze di campo, sovrapposizione di funzioni, accesso alla incompetenza e spreco di pubblico denaro.

La ragione basilare dell’inefficienza della Amministrazione pubblica italiana risiede nella sua occupazione che i partiti e le connesse organizzazioni sindacali hanno compiuto e si é tradotta nella pretesa dei Governi di servirsi solo di dirigenti piuttosto che competenti “fidati” la cui prevalente funzione é di favorire chi li ha cooptati in posti purtroppo anche di elevata responsabilità, per farsi riconfermare o promuovere o trasferire in altri posti pubblici o privati che siano.

Ed é proprio il prevalere dell’incompetenza che contribuisce, unitamente alla corruzione, ad affievolire la capacità di risposta efficace degli apparati pubblici.

E’ una verità, terribile nelle sue conseguenze, che viene nascosta alla pubblica opinione dai mezzi d’informazione di massa: ne prendano cognizione tutti, cittadini e lavoratori, insieme al Sindacalismo autonomo che la stigmatizza!

La nostra Costituzione prescrive agli apparati pubblici imparzialità, legalità, indipendenza e professionalità e ai dirigenti – che alla pari degli altri pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione – assegna il rigoroso compito di attuare l’indirizzo del Governo con caratteristiche di neutralità ed obiettività e di garantire la continuità nell’azione amministrativa.

Siamo in tempo di competizione elettorale: premiamo col nostro voto chi si impegna in obiettivi di riforma della Pubblica amministrazione per ristabilirne la terzietà rispetto ai partiti, ad iniziare dalla espunzione dello spoil system – che ne é l’esatto contrario – dalla legislazione italiana e per affrancare la dirigenza pubblica dall’asservimento legalizzato alla classe politica al potere.