COMPARTONI ? TEORIZZATI I VASI COMUNICANTI, PECCATO CHE NON CI SIANO I “LIQUIDI” !

Si è svolto nella giornata di ieri 14 ottobre l’incontro di apertura della trattativa relativa alla costituzione dei nuovi Comparti di contrattazione, che in applicazione della Legge “Brunetta” dovrebbe essere ridotti a non più di 4.
La norma è rimasta sino ad oggi inapplicata a causa del reiterato blocco dei rinnovi dei contratti pubblici, inaugurato proprio dall’Esecutivo di cui Brunetta era espressione, e mantenuto da tutti i Governi succedutisi nel prosieguo.
E’ il caso di ricordare che il blocco dei contratti del pubblico impiego sarebbe stato perseguito anche dall’attuale Governo, se non fosse stato per la spinta della recente e storica sentenza della Corte Costituzionale che ha decretato l’obbligo del rinnovo proprio a seguito di un ricorso in tal senso patrocinato dalla FIALP CISAL.
L’ARAN ha chiesto alle OO.SS. di procedere alla riduzione dei Comparti quale “adempimento preliminare necessario” al rinnovo dei contratti.
La nostra delegazione ha rispedito al mittente tale richiesta, per motivi di legittimità e di opportunità. Va infatti rilevato che proprio la Corte Costituzionale ha sentenziato che il rinnovo debba partire dal 2015, e che per tale periodo i comparti di contrattazione (e con essi le OO.SS. legittimate alla stipula dei contratti) sono già definiti dall’accordo attualmente vigente (siglato nel 2013!). Sembra poi risibile la motivazione secondo cui la riduzione dei Comparti, che comporterebbe la perdita di evidenti specificità contrattuali relativi ad Enti e professionalità, provocherebbe la velocizzazione delle procedure di rinnovo, o addirittura risparmi di spesa.
Riguardo alla velocità dei tempi, tutti sanno che i ritardi nella definizione dei contratti di lavoro è stata sempre dovuta non al numero degli accordi da stipulare ma al voluto ritardo con cui Governi e Autonomie Locali da sempre mettono a disposizione le risorse economiche o definiscono le linee guida per l’ARAN.
Non a caso già da qualche giorno sono comparse notizie di stampa che spiegano come, in realtà, il “papocchio” dei quattro Comparti possa essere utilizzato oggi in modo strumentale; esso, infatti, pare oggi far molto comodo all’attuale Governo, preoccupato non tanto per i fastidi procurati da alcuni sindacati rappresentativi nel proprio settore (assemblee e qualche ora di sciopero, vedi caso Colosseo, ecc..), quanto per iniziative che hanno avuto effetti ben più eclatanti, come quelli del citato ricorso della FIALP CISAL concretizzatisi con la sentenza della Corte Costituzionale.
In effetti, se la FIALP CISAL, del piccolo Comparto EPNE (Parastato) ed altre due Organizzazioni Autonome, non avessero presentato il ricorso, il Governo avrebbe potuto dormire sonni tranquilli considerato che, a parte qualche flebile lamento, altri non hanno avviato iniziative concrete.
Ciò ha sicuramente rafforzato la determinazione di procedere agli accorpamenti dei Comparti anche col fine poco celato di tentare di far scomparire dalla scena sindacale storiche ma fastidiose Organizzazioni.
C’è un obiettivo, ormai non più recondito, che non lascia dubbi: nel settore pubblico, con la definizione dei nuovi Comparti di contrattazione, si mira a sopprimere le voci scomode; si tratta della stesa finalità che nel settore privato è oggi in corso di perseguimento a seguito di una trattativa ormai avviata tra la Confindustria e CGIL, CISL e UIL, aggravata dalla minaccia del Governo di provvedere per legge se un accordo definitivo non sarà trovato.
F.to Davide Velardi – SEGRETARIO GENERALE FIALP CISAL