COMMOVENTI ESPRESSIONI DI CANDORE ASSOLUTO

Questo è il giudizio sulle affermazioni del Presidente del Consiglio riguardo all’ingiustizia che i pubblici dipendenti hanno subito per il blocco pluriennale dei contratti.
Un’affermazione che mal si concilia con il comportamento di chi invece ha prontamente sposato e difeso il loro blocco e che è stato piegato, dopo molte resistenze e tentativi dilatori, solo dalla sentenza della Corte Costituzionale, emessa in accoglimento del ricorso promosso dalla FIALP-CISAL.
Ma, quasi come a volersi “vendicare dello smacco subito”, anche questo esecutivo non resiste alla tentazione di fare l’ennesima riforma (in peius) della Pubblica Amministrazione. Scene già viste!
I nodi che sono da sciogliere, in primis nello stesso partito di governo, sono diversi e probabilmente il Governo annasperà, con l’acqua alla gola, per  uscire dalla politica degli slogan ed affrontare le cose in modo concreto.
Intanto ha ragione il Presidente del Consiglio quando dice che è stata un’ingiustizia il blocco dei contratti. Infatti i salari bloccati per 7 anni hanno prodotto danni enormi e, per il futuro, anche un danno sul trattamento previdenziale, quello che accompagnerà i dipendenti pubblici per tutta la loro vita. Ingiustizia su ingiustizia, per dirla tutta!
E poi: “Solo a chi fa bene!!” . Pare questo lo slogan adottato dalla controparte governativa, ma qualche dubbio che il Presidente del Consiglio sappia di cosa stia parlando nasce spontaneo.
Forse, nelle forme, differisce dalla becera formula del 25-50-25% di brunettiana memoria, ma resta il dubbio se sappia di cosa stia parlando e, soprattutto, se abbia un briciolo di conoscenza su come siano costruiti i fondi incentivanti e se sappia che vi sono amministrazioni già piuttosto avanti, da decenni, su questo argomento.Così come rischia di avere solo un sapore di slogan la questione del reclutamento selettivo (ma il concorso pubblico non serve proprio a fare le selezioni??) e non indiscriminato (ma il computo dei fabbisogni non è in capo alle Amministrazioni??) per far entrare nella pubblica amministrazione le professionalità che servono in base ai fabbisogni (forse che qualche struttura operativa necessita solo di un tipo di professionalità, e non necessiti anche di personale non specializzato per condurre la sua attività?).
Se ad oggi sono state reclutate  professionalità che non servivano e di cui non avevano bisogno, non possono certo venirlo a dire a noi!
Non siamo certo noi che facciamo i bandi di concorso e determiniamo i fabbisogni. Anzi dopo un così prolungato blocco delle assunzioni, se pure vi era qualcuno non in possesso della professionalità necessaria all’atto dell’assunzione, ora si sarà necessariamente professionalizzato in altro campo lavorativo, non fosse altro che per garantire la correntezza dell’attività!
Insomma, ciò che viene da più parti definita come una “apertura” per i contratti del pubblico impiego assume più i connotati di un’esigenza “politica”, un’ulteriore propaganda elettorale, in un paese in perenne campagna, ma dove si vota assai poco. Chissà perché!
Ci piacerebbe restare sorpresi, e scoprire che il Governo abbandoni l’idea della “pubblica amministrazione” e scopra che invece vi sono migliaia e migliaia di “pubbliche amministrazioni” ognuna con le sue caratteristiche, ove una ricetta unica non va bene.
Scoprire che ha il coraggio di procedere ai rinnovi contrattuali subito, con i soldi necessari nella legge di stabilità e in busta paga nei primi mesi del prossimo anno.
E poi scoprire che invece di fare un’altra legge con centinaia di articoli, commi e sotto commi, si limitasse ad un intervento “light” rimuovendo tutti i lacci e lacciuoli volti a bloccare la contrattazione a tutti i livelli.
Ancora, scoprire che è inutile dire ciò che è stato detto e ridetto per i vari furbetti, esistendo da tempo le norme per punire chi froda con il cartellino, in un contesto che vede invece chi intasca tangenti approfittando del suo ruolo politico o percepisce la diaria parlamentare dormendo sui banchi delle Camere.
Infine 
scoprire che  farà un intervento sulla previdenza del pubblico impiego, sia per le conseguenze del blocco dei contratti, ma anche per una “sistemazione” delle norme relative alla previdenza complementare, e che si accorga che il  differimento e frazionamento del pagamento della liquidazione è cosa da abolire.
Si accorgerà anche che i primi interessati a far funzionare le pubbliche amministrazioni sono proprio i lavoratori che quotidianamente ci vivono e che sentono il profondo bisogno di veder riconosciuta la loro funzione dopo anni di demonizzazione e di linciaggi morali?
Ci piacerebbe restare sorpresi!